Le vene del braccio si tendono alla carezza sensuale di una chitarra che grida la desolazione e l'angoscia di un io perduto in un immaginario viaggio claustrofobico.
Non solo intrecci di parole, in una poesia che è prosa, ma suoni, vibrazioni.
Pure sensazioni che scombussolano, angosciano, catturano.
La voce calda, le mani che scostano i capelli dal volto, l'abbraccio passionale alla chitarra, le dita che scorrono, le labbra che si avvicinano al microfono.
In mezzo a una folla di spettatori muti e sgomenti, ci si sentiva perdutamente soli con quella voce narrante, trascinati irrimediabilmente assieme a lui, abbandonati alle sue parole, in evocazioni di immagini nitide e agghiaccianti, tanto da seguire quella discesa perpetua, senza fine, di quel racconto partorito.
Sconvolgente rivelazione di una umanità graffiante.
E' questo il Reading di Cristiano Godano e Riccardo Tesio, questo e ciò che non riesco a descrivere. Qualcosa di sensuale e assolutamente agghiacciante, qualcosa di intenso e ruvido, piacevole quanto amaro in questa dualità densa e avvolgente.
Decisamente irrinunciabile.
E' il viaggio di un'Eternauta in atmosfere cupe e un po' gotiche, seppur essenziali quasi allo stremo, in una ricerca di parole che stride con la moderna ricerca di una semplicità quasi esagerata.
Non è complessità, ma pura ricercatezza che non appesantisce la narrazione, ma permette di rendere al meglio una narrazione allegorica, una filosofia indagante che ricorda Kafka.
Annalisa Guidi
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